Un piano di politica industriale per la chimica, la transizione e il futuro: le proposte di Federchimica

<p style="text-align: justify;">L’industria chimica ha un ruolo cruciale per realizzare concretamente la transizione ecologica senza sacrificare il benessere e la coesione sociale.<br>Grazie alle competenze tecnico-scientifiche del settore e il suo posizionamento a monte di tutte le filiere, (la chimica è presente nel 95% dei manufatti) è fondamentale per ridurre le emissioni negli utilizzi a valle e promuovere l’economia circolare e la sostenibilità garantendo, al contempo, competitività e autonomia strategica all’UE.<br><br>Di seguito alcune proposte, emerse dallo studio condiviso tra tutte le Parti Sociali di settore: “Chimica: competenza abilitante per il Made in Italy e per lo Sviluppo sostenibile” curato da The European House Ambrosetti, molte delle quali trovano riscontro nel Rapporto Draghi: “The Future of the European Competitiveness”.<br><br>Federchimica le porta all’attenzione delle Istituzioni, nella convinzione che una politica industriale per la Chimica sia funzionale non solo alle imprese e agli addetti del settore, ma al Paese:<br><br><strong><span style="font-size: 16px;">1 – ENERGIA DISPONIBILE A COSTI COMPETITIVI</span></strong><br><br>Occorrono <strong>politiche</strong> mirate a garantire – in tempi brevi – l’<strong>accesso a una fornitura competitiva di energia</strong>, compreso il gas naturale durante la transizione, e un’adeguata disponibilità di energia decarbonizzata.<br>L’energia elettrica deve essere disponibile a costi non superiori rispetto agli altri Paesi europei: allo scopo va creato <strong>un mercato unico europeo dell’elettricità</strong>.&nbsp;<br>Si propone di valorizzare il ruolo <strong>dell’Italia come hub energetico per l’area Sud dell’Europa</strong> – per il gas, lo stoccaggio della CO<sub>2</sub> e le rinnovabili – in una strategia che comprenda il nucleare di nuova generazione e quello di fusione<br><br><strong><span style="font-size: 16px;">2 – COSTI DELLA CO2 DA REINVESTIRE NELLA TRANSIZIONE DELLA CHIMICA A SOSTEGNO DEGLI INVESTIMENTI&nbsp;</span></strong><br><br>La chimica, settore ad Alta Intensità Energetica e capofila di intere filiere produttive, va accompagnata nella transizione ecologica senza essere gravata da continue regolamentazioni e target irrealistici.<br>La transizione ecologica della chimica necessita sia di<strong> investimenti in tecnologie breakthrough </strong>(quali riciclo chimico, fonti rinnovabili e biotecnologie, idrogeno rinnovabile ed elettrochimica, recupero e riutilizzo della CO<sub>2</sub>), sia di <strong>investimenti</strong> <strong>in ambiti di innovazione continuativa, prioritariamente in efficienza energetica</strong>, eco-progettazione dei prodotti, sostenibilità ambientale e digitalizzazione.<br>Per sostenere la decarbonizzazione della Chimica, è necessario <strong>rafforzare i finanziamenti dei progetti di transizione, a partire dalla destinazione dei proventi ETS (Emissions Trading System) dei permessi per le emissioni di CO<sub>2</sub></strong>.<br>Le compensazioni dei costi indiretti della CO<sub>2</sub> dovrebbero raggiungere anche in Italia il limite massimo del 70% ammesso dalla normativa, come avviene negli altri principali Paesi europei.<br><br><span style="font-size: 16px;"><strong>3 – UN SISTEMA NORMATIVO PIÙ FAVOREVOLE AGLI INVESTIMENTI E ALL’INNOVAZIONE TECNOLOGICA E ALLA RICERCA</strong></span><br><br>L’onere normativo è elevato per tutte le imprese dell’UE, ma l’industria chimica è probabilmente il settore più coinvolto dalla poderosa massa di nuove iniziative legislative, direttive e regolamenti connessi al Green Deal.&nbsp;<br>È fondamentale che il <strong>quadro normativo sia definito con obiettivi ambiziosi ma realistici, rispettando il principio di neutralità tecnologica</strong>, cioè, mantenendo aperta la strada a molteplici tecnologie, consentendo così di individuare, con adeguata attività di ricerca, le soluzioni migliori in funzione delle innumerevoli esigenze applicative anche in relazione alle specificità dei singoli Paesi.&nbsp;&nbsp;<br>Eventuali restrizioni all’uso di sostanze devono tenere in considerazione la capacità di efficace gestione del rischio, la molteplicità degli impieghi (talvolta proprio con finalità di salute, sicurezza e tutela ambientale) e la difficoltà o l’impossibilità di individuare valide alternative.<br>La prospettiva di <strong>tempi certi per gli iter autorizzativi</strong> rappresenta una precondizione essenziale per gli investimenti ed è quindi prioritaria per le imprese e per lo sviluppo.<br><br><strong>4 – AZIONI CONCRETE A FAVORE DELL’ECONOMIA CIRCOLARE</strong><br><br>L’Italia vanta una posizione di eccellenza sul fronte della circolarità e del riciclo: un primato da valorizzare, migliorando la circolarità dei materiali.&nbsp;<br>Promuovere l’economia circolare richiede l’aumento della qualità e disponibilità di materie prime seconde. <strong>Occorre creare un vero Mercato Unico per la circolarità</strong>, superando applicazioni e interpretazioni della legislazione sui rifiuti, oggi disomogenee tra Stati Membri, e particolarmente penalizzante nel nostro paese. Vanno promosse inoltre misure come l’Ecodesign, la Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) ed il miglioramento dei sistemi di raccolta differenziata e trattamento dei rifiuti.&nbsp;<br><strong>La domanda</strong> pubblica e privata di <strong>prodotti innovativi eco-sostenibili va stimolata </strong>alla luce delle difficoltà di riconoscimento di un green premium a fronte di costi più elevati. <strong>La valutazione della eco-sostenibilità di un prodotto o di un processo, </strong>tuttavia, <strong>deve essere basata su criteri scientifici</strong>, che tengano in considerazione l’impatto ambientale lungo tutto il ciclo di vita del prodotto.&nbsp;<br><br><strong><span style="font-size: 16px;">5 – COLMARE IL DIVARIO DI COMPETENZE A FAVORE DELLA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE E DELL’OCCUPABILITÀ DELLE RISORSE UMANE</span></strong><br><br>Per favorire <strong>l’acquisizione di competenze adeguate</strong> alle necessità del settore, in un contesto di diffuse difficoltà di reperimento, vanno promossi piani/<strong>programmi formativi pubblici e privati</strong>, anche attraverso <strong>agevolazioni fiscali </strong>per le imprese connesse al miglioramento delle competenze green e digital. Occorre inoltre aumentare le opportunità di orientamento per i giovani alle STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) a partire dalla scuola primaria, anche attraverso la formazione dei docenti e il dialogo Scuola-Impresa.<br></p><div style="text-align: justify;"><br></div><br><br>

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